L’ergastolano, fuggito grazie a un assalto di un commando armato al furgone che lo trasportava il 3 febbraio scorso, era in un appartamento a Inveruno, nel milanese, a pochi chilometri dal luogo della fuga. Stava dormendo su un divano quando i militari, alle 3,30, sono entrati e lo hanno arrestato. In manette anche il proprietario delle mura. Nell’attacco davanti al tribunale di Gallarate aveva perso la vita il fratello, colpito dalla polizia. Telefonata di Cancellieri al comandante dell’Arma per ringraziare
Milano, 9 feb. (Ign) – E’ finita dopo sei giorni la fuga del boss Domenico Cutrì, ergastolano fuggito durante il trasporto in tribunale, grazie a un assalto di un commando armato. L’evaso era in un appartamento disabitato a Inveruno, nel milanese, a circa 20 chilometri dal luogo della fuga. I carabinieri lo hanno individuato e alle 3,30 hanno fatto irruzione nell’abitazione. Cutrì dormiva su un divano. Anche l’ultimo componente della banda è finito in manette. Si tratta di Luca Greco, anche lui dormiva. Nell’appartamento sono stati trovati generi alimentari e quotidiani, attraverso i quali il boss si aggiornava sulla caccia all’uomo.
E’ stato arrestato dai carabinieri di Varese anche il proprietario dell’appartamento di Inveruno. A carico dell’uomo, amico del latitante, il reato di favoreggiamento.
Nell’attacco, avvenuto il 4 febbraio, aveva perso la vita uno dei fratelli di Cutrì e nei giorni seguenti erano stati catturati uno ad uno tutti i componenti della banda, compreso uno dei fratelli dell’evaso, Daniele.
Il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri ha telefonato al comandante dell’Arma dei Carabinieri, generale Leonardo Gallitelli, per complimentarsi per la cattura di Domenico Cutrì, l’ergastolano fuggito lunedì scorso durante il trasferimento al tribunale di Gallarate. Il ministro, informa una nota di via Arenula, “ha ringraziato tutte le Forze di Polizia e la magistratura per la collaborazione che ha portato alla rapida conclusione della fuga e anche alla cattura dei complici”.
Il Guardasigilli ha poi voluto ribadire il suo “grazie agli uomini della Polizia Penitenziaria per il lavoro delicato e pericoloso che quotidianamente svolgono”.
All’Adnkronos il capo del Dap, Giovanni Tamburino, commenta: “Grande riconoscimento alla professionalità e alla dedizione che hanno mostrato le forze dell’ordine e i Carabinieri, in particolare, perchè a loro va il merito di questa operazione straordinaria che si è conclusa senza spargimento di sangue e in tempi rapidi”.
“La vicenda – osserva Tamburino – sottolinea come il territorio sia più sicuro di quanto alcune voci allarmistiche e talora strumentali vogliano fare credere alla popolazione. Si dispone di strumenti di sicurezza che rendono veramente difficile la vita ai criminali così come la realizzazione dei loro obiettivi. Dall’altro lato – rimarca ancora Tamburino – l’episodio dimostra anche la necessità di avere un altissimo livello di attenzione soprattutto sul piano della prevenzione”.
“In questo discorso – rilancia il capo del Dap – si inserisce il tema delle videoconferenze per i detenuti: anche questo episodio può avere una ricaduta positiva se si comprende che è questa la soluzione assolutamente da seguire”. Il Capo Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria tiene a ricordare anche la “capacità, la professionalità e il coraggio dimostrato ancora una volta dai poliziotti penitenziari” in occasione del conflitto a fuoco avvenuto durante l’assalto che portò all’evasione del boss. (adnkronos)
