Silvio choc: "I miei figli trattati come gli ebrei sotto Hitler"

‘Sale, zucchero e caffè”
il libro di Bruno Vespa

Silvio Berlusconi

“I miei figli dicono di sentirsi come dovevano sentirsi le famiglie ebree in Germania durante il regime di Hitler. Abbiamo davvero tutti addosso…”. Così Silvio Berlusconi, nell’anticipazione diffusa oggi del libro ‘Sale, zucchero e caffè. L’Italia che ho vissuto da nonna Aida alla Terza Repubblica’ in uscita per Mondadori-Rai Eri venerdì 8 novembre, risponde a Bruno Vespa che gli chiede se sia vero che i figli del leader Pdl gli hanno chiesto di vendere tutto e di andare via.

Quando Bruno Vespa, per il suo ultimo libro, gli domanda se abbia mai pensato di andare all’estero le parole che Silvio Berlusconi usa per rispondere, allargando le braccia, come scrive il giornalista, sono una citazione quasi letterale del discorso della discesa in campo: “Sono italiano al 100 per cento. In Italia ho le mie radici. In Italia sono diventato quello che sono. Ho fatto qui l’imprenditore, l’uomo di sport, il leader politico. Questo è il mio paese, il paese che amo, il paese in cui ho tutto: la mia famiglia, i miei amici, le aziende, la mia casa, e dove ho avuto successo come studente, come imprenditore, come uomo di sport e come uomo di Stato”. E allora, riprende il leader Pdl, “non prendo neppure in considerazione la possibilità di lasciare l’Italia”.

“L’Italia repubblicana è un paese democratico. La Germania nazista era una spietata dittatura governata da criminali che teorizzavano e commettevano i più gravi delitti contro l’umanità. Contro gli ebrei i nazisti si accanirono con spietata crudeltà tanto che, alla fine di quel tragico periodo, gli ebrei dovettero contare oltre sei milioni di morti”. Così il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna nel commentare l’anticipazione diffusa oggi del libro “Sale, zucchero e caffè” in uscita venerdì 8 novembre in cui Silvio Berlusconi, rispondendo a Bruno Vespa, racconta che i suoi figli dicono di sentirsi “come dovevano sentirsi le famiglie ebree in Germania durante il regime di Hitler”.

Gattegna prosegue: “La vita degli ebrei d’Europa sotto il nazismo fu segnata da un vortice nero di violenza, persecuzione, morte. Una catastrofe che non e’ soltanto del popolo ebraico ma dell’umanità intera. Ogni paragone con le vicende della famiglia Berlusconi e’ quindi non soltanto inappropriato e incomprensibile ma anche offensivo della memoria di chi fu privato di ogni diritto e, dopo atroci e indicibili sofferenze, della vita stessa”.

PD- “Berlusconi ha perso completamente il senso della misura. Da 20 anni ci racconta la favola della persecuzione e oggi, anzi che chiedere scusa agli italiani per la condanna per frode fiscale, si avventura in un paragone agghiacciante con una tragedia quale l’Olocausto”. Così, Danilo Leva, responsabile Giustizia del Pd, chiedendo se “essere eguali di fronte alla legge, rispettare lo Stato di diritto sono paragonabili alla persecuzione degli ebrei?”. “Cosa ne pensa Alfano? Il Pdl – incalza – accetti il confronto sulla legge di Stabilità e sulla riforma della giustizia scendendo nel merito dei problemi senza derive ideologiche. Decidano se stare al governo o in campagna elettorale”.

Fiano – “Berlusconi si vergogni e chieda scusa per aver usato il paragone delle persecuzioni naziste contro gli ebrei per descrivere una supposta situazione di sofferenza della propria famiglia”. Lo ha dichiarato Emanuele Fiano, responsabile sicurezza del Pd. “In quegli anni, in Germania e in tutta Europa, agli ebrei fu impedito di lavorare, di studiare, di espatriare per essere poi trasformati in schiavi e infine, a milioni, gasati e bruciati. Paragonare tutto ciò alla situazione della famiglia Berlusconi è un insulto alla storia, a sei milioni di ebrei uccisi e a quanti, ogni giorno, tentano di impedire che la storia venga dimenticata o utilizzata in maniera strumentale, come oggi ha fatto Berlusconi che deve solo chiedere scusa”, ha aggiunto.

Pacifici – “Non credo che Berlusconi debba scuse agli ebrei ma semmai a se stesso”. E’ il commento di Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica di Roma, alle parole dell’ex premier secondo cui i figli si sentono come gli ebrei sotto il nazismo. “Rimango basito – spiega Pacifici a Sky Tg24 – è un paragone che pur considerando il clima, su cui non entro nel merito, dal punto di vista storico è alquanto fuori luogo. Il clima in cui si viveva sotto il periodo nazista e’ un clima di persecuzione di stampo razzista, in cui l’unica soluzione era quella di uscire come cenere dai camini di Auschwitz. Le famiglie ebraiche dopo essere state discriminate, intimidite, venivano catturate e uccise, tutti, bambini compresi. Non c’erano processi ne tribunali, non c’era appello”. A questo punto, conclude Pacifici, “forse sarebbe più interessante sentire direttamente i figli, come si sentono dopo questo paragone”.

Fonte: affaritaliani

 

Pubblicato da Roby

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