Varese non dà il permesso per la nuova moschea nell’ex calzaturificio in via Pisacane e i musulmani si vendicano annunciando il blocco dei loro progetti sociali: “Non spaleremo la neve e chi aveva intenzione di diventare donatore di sangue non lo farà più”, annunciano.
E a stretto giro di tempo arriva la risposta dell’assessore all’Urbanistica Fabio Binelli, che attraverso Facebook ha commento un articolo sulla vicenda: “Una setta pericolosa: usano l’integrazione (presunta) come arma di ricatto verso le comunità locali, chiedendo di aggirare le normative. Non abbiamo bisogno di loro“, scrive.
Ha assunto ormai toni di scontro la contrapposizione tra l’Amministrazione comunale varesina e la comunità islamica, tanto che il caso monta e sta diventando di livello nazionale.
Tutto nasce dalla richiesta dei musulmani di avere un luogo di culto che sostituisca quello di via Giusti, ormai troppo piccolo e privo di adeguati parcheggi per ospitare i fedeli di Allah. Ma il Comune ha sempre detto no, spiegando con motivazioni di carattere urbanistico il rifiuto: “A Varese sono ben 79 i luoghi di culto già esistenti, un numero sufficiente alle esigenze di Varese”.
Quindi, niente cambio d’uso del calzaturificio di via Pisacane come chiedono gli islamici attraverso una variazione al Pgt, ma sì alla possibilità di avere la nuova moschea acquistando uno stabile già identificato come luogo di culto.
Tuttavia i musulmani non ci stanno e hanno annunciato una sorta di boicottaggio su Varese coinvolgendo nella “partita” i media nazionali e i loro referenti più alti in grado, pare anche esteri, per fare pressioni sulla vicenda.
Per prima cosa hanno detto di non essere più intenzionati “a spalare la neve gratuitamente”, mentre chi era intenzionato a diventare donatore di sangue non lo farà più.
Non solo: nel “boicottaggio” entrerebbero anche i prodotti locali, in primis quelli della Cooperativa Latte Varese, dove l’assessore leghista Binelli svolge il ruolo di presidente.
Questo il primo passo, in quanto i responsabili della comunità musulmana varesina, che conta circa 5mila fedeli, hanno ventilato anche l’ipotesi di rivolgersi alla magistratura.
Da vedere se e quando decideranno magari di scendere in piazza.
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