La svolta: 3 milioni di famiglie senza reddito e 26mila giovani in fuga dall’Italia

L’analisi odierna dell’Istat, sviluppa una riflessione poco rassicurante sulle trasformazioni che interessano economia e società italiana, ancor che, delle condizioni della finanza pubblica e dell’impatto redistributivo del bilancio pubblico.

La svolta: 3 milioni di famiglie senza reddito e 26mila giovani in fuga dall'Italia

E’ sempre più difficile entrare nel mercato del lavoro, tanto da dare una forte spinta al fenomeno emigrazione. Oggi, si registrano 3 milioni di famiglie in cui nessuno ha un reddito da occupazione.

A Maggio 2014,  l’indice del clima di fiducia delle imprese italiane registrato da “Iesi” (Istat economic sentiment indicator), espresso in base 2005=100, scende a 86,9 da 88,8 di aprile. A causa della crisi, tra il 2008 e il 2012 hanno chiuso circa 9mila imprese storiche, con più di 50 anni di attività. Si tratta di 1 impresa storica su 4 (fonte: Ufficio Studi della Camera di commercio di Monza e Brianza).

L’Italia, come comunica la WEF (World Economic Forum), si trova al 49° posto nel mondo per competitività, battuta anche da Lituania e Barbados. Riguardo i consumi, nel periodo 2012-13 la Feder-consumatori ha registrato una contrazione record -7,8%; ciò equivale ad una caduta complessiva della spesa delle famiglie di circa 56 miliardi di euro; il biennio 2012-2013 è stato “senza dubbio il peggiore per la spesa delle famiglie, sono tornate indietro ai livelli del dopoguerra – scrive Codacons – la spesa per consumi, dal 2008 ad oggi è calata del -7%, i cali maggiori si sono registrati per gli abiti, mobili e alimentari.

A febbraio 2014, Bankitalia registra un aumento del debito pubblico pari a 17,5 miliardi, raggiungendo un nuovo massimo storicoLa svolta: 3 milioni di famiglie senza reddito e 26mila giovani in fuga dall'Italia.. a 2.107,2 miliardi. E anche le previsioni future non sono state rosee, il debito pubblico è salito al 130,8% del Pil nel primo trimestre 2014, rispetto al 123,8% del primo trimestre 2012. Il Deficit/Pil che era del 2,9% nel 2013, è in continuo peggioramento a causa dell’aumento delle tasse: “Imu, Iva, Tares, Accise, Irpef, Ires, Irap, Bolli, Cassa integrazione in deroga ecc..”,  portandolo ben oltre la soglia del 3% nel 2014.

Per la Bce (Banca centrale europea), il rischio del default è crescente, nel 2014 il deficit aumenterà, peggiorerà il disavanzo attraverso i continui sostegni alle banche e il rimborso dei debiti alle PA. Ai 3 milioni 113mila disoccupati del 2013, si aggiungono 3 milioni 205mila potenziali lavoratori.

In Italia quindi, tra disoccupati e persone che vorrebbero lavorare si contano 6,3 milioni di persone senza lavoro, oltre 1 milione di over 50 sono in  cerca di un posto, quasi 100 mila giovani cervelli negli ultimi 5 anni hanno migrato dall’Italia verso altri Stati in cerca di lavoro. Questa la fotografia del nostro Paese nel 2013, non che il 2014 sia iniziato meglio.

Dopo 20 anni, riferisce l’Istat nel Rapporto Annuale, anche le nascite hanno raggiunto un nuovo minimo storico. Nel 2013 si stima che gli iscritti all’anagrafe sono stati poco meno di 515mila bambini, 12mila in meno “rispetto al minimo storico del 1995”. Negli ultimi cinque anni in Italia si sono registrate 64mila nascite in meno.

Boom di italiani che cercano fortuna all’estero. Nel 2012, gli emigrati erano 68mila, il 36% in più del 2011, “il numero più alto in 10 anni”. Nel 2012 hanno lasciato il Paese oltre 26mila giovani tra i 15 e i 34 anni, 10mila in più rispetto al 2008. In tutto 94mila giovani negli ultimi 5 anni.

La svolta: 3 milioni di famiglie senza reddito e 26mila giovani in fuga dall'Italia.L’immagine dell’Italia che esce dal rapporto Istat 2014 è drammatica. Nel 2013 sono tre milioni le famiglie in cui è presente almeno una persona tra i 15 e i 64 anni, in cui, nessuno ha un’occupazione o una pensione da lavoro. A questa fascia si aggiunge un’altra area di forte disagio costituita da famiglie composte da più persone e che si mantengono soltanto con una pensione da lavoro. Entrambe le descritte tipologie costituiscono un gruppo di 3 milioni di famiglie nelle quali nessuno dei componenti lavora e che, rileva ancora l’Istat, versano in gravi difficoltà economico-finanziarie.

Particolarmente grave nella statistica Istat, è l’incremento dei genitori disoccupati. Tra il 2008 e il 2013 si registra infatti un rialzo di 530mila tra padri (+303mila) e madri (+227mila) che non hanno un impiego. Prendendo in considerazione solo le mamme, quelle che vorrebbero lavorare, l’Istat conta 1 milione e 767mila.

Precari a lunghissimo termine – Anche se nel 2013 poco più della metà degli atipici, ovvero di chi non ha il cosiddetto posto fisso, va avanti con un contratto che dura meno di un anno, per molti la condizione di precarietà si prolunga: 527mila atipici svolgono lo stesso lavoro da almeno cinque anni (erano il 18,3% nel 2008, il 20,2% nel 2013), con incidenze più elevate tra i collaboratori e tra chi lavora nei servizi generali della Pubblica amministrazione e nell’istruzione.

Disoccupazione in continua crescita – In crescita coloro che vorrebbero lavorare e non trovano lavoro. Infatti, spiega l’Istat, “se si considera l’insieme di disoccupati e forze lavoro potenziali”, sono oltre un milione le persone di 50 anni e oltre che non trovano un lavoro. Guardando ai giovani, nel 2013 i ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non lavorano né studiano, i cosiddetti Neet, sono 2 milioni e 435mila, in aumento di 576mila rispetto al 2008. Alzando l’asticella agli under35, l’Istat fa notare come nei 5 anni di crisi gli occupati in questa fascia d’età siano scesi di 1 milione 803mila.

Le famiglie composte di due o più nuclei sono in Italia 370mila. La Crisi economica ha fatto crescere il fenomeno del ricompattamento familiare, oltre 1,5 milioni di persone vivono in famiglie con più nuclei. Fenomeno legato al “rientro dei figli nei nuclei genitoriali – si legge nel Rapporto annuale – dopo separazioni, divorzi, emancipazioni non riuscite per mancanza di lavoro o altro”.

Il potere d’acquisto delle famiglie su base annua, è scesa al -2,4%, ovvero -94 miliardi dall’inizio della crisi, circa 4mila euro in meno per nucleo. Di conseguenza, la povertà nel ha colpito circa il 7% delle famiglie e l’8% degli individui. I poveri in senso assoluto sono raddoppiati dal 2005 e triplicati nelle regioni del Nord (dal 2,5% al 6,4%). Questo è il quadro nel Rapporto sulla Coesione sociale presentato da Inps, Istat e ministero del Lavoro.

In netta contraddizione con i dati su esposti le dichiarazioni dei nostri governatori: “l’Italia si avvicina alla ripresa”. Vivranno su un altro pianeta?

Roberto Turi – @robylfalco

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Pubblicato da Roby

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