Non succede in qualche Paese del terzo mondo o in ancora in via di sviluppo, ma in Italia, un grande paese dove associazioni, organizzazioni, agenzie, comuni, lo stesso governo tutto, con le ministre Boldrini e Kienge; si prodigano ogni giorno a favore dei “diritti umani”.
Ennesimo vergognoso e riluttante caso di “abbandono” da parte delle istituzioni, nel bel Paese, dove l’ipocrisia del buonismo, la fa da padrone, ma per chi?
E’ una famiglia di tre persone e vivono in una Kia, l’unico bene che gli è rimasto: <<cambiamo posto ogni notte, abbiamo paura dei balordi. Ci laviamo al Pronto soccorso>>
Succede a Chioggia (VE) – I gelidi giorni “della merla” hanno inesorabilmente lasciato il segno, così come tutto il freddo inverno su una famiglia rimasta senza casa e senza reddito. Lui (43 anni) guardia giurata rimasto senza lavoro, la sua compagna disoccupata e asmatica ed il figlio sedicenne, da mesi, dimorano in un’utilitaria, una Kia.
L’utilitaria, acquistata quando ancora nulla lasciava presagire il disastro economico, è il solo bene del quale essi dispongano. Vi si sono “trasferiti”, dopo aver trascorso l’estate e parte dell’autunno, pernottando tra le dune della spiaggia.
<<Siamo stremati e pieni di acciacchi>> dichiara la donna, malata d’asma. Dovrei riposare sdraiata a letto. Con mio figlio ed il mio compagno, ora che fa freddo, non possiamo fare altro che rannicchiarci e cercare di dormire. Quasi tutte le sere scegliamo di appartarci in un luogo diverso. Ci spostiamo da un quartiere all’altro perché temiamo che qualche balordo possa prenderci di mira.
La famiglia sfrattata, è assistita dalla Caritas che offre loro cibo e un minimo d’assistenza. Dal Comune, percepiscono 388 euro e 31 centesimi al mese: somma di gran lunga inferiore, rispetto al minimo necessario per il sostentamento di una famiglia di 3 persone. Per l’igiene quotidiana, la famiglia si serve dei bagni del Pronto soccorso.
Di tanto in tanto qualche amico consente loro l’uso della doccia. <<Anche il sindaco Giuseppe Casson – prosegue la donna – ammette che la nostra è una condizione di vita inaccettabile. Si è informato; ce l’ha messa tutta. Alla fine, però, gli è stato riferito che non ci sono case. Eppure – continua la donna – ci accontenteremmo di un tugurio. Qualsiasi genere di tetto sarebbe meglio della Kia. Nostro figlio ha smesso di frequentare la scuola perché prova vergogna>>.
<<Siamo disperati – conclude – perché pare proprio che non ci sia speranza. Né casa e tantomeno lavoro per mio marito che, dopo aver a lungo prestato servizio come guardia giurata, si è sentito dire che la crisi ha ridotto il numero delle aziende che si rivolgevano alle agenzie di vigilanza>>.
(da il gazzettino)