Sanità in pericolo di vita? Diamoci un taglio!



Tutti parlano di malasanità, lo faccio anche io, ma a modo mio.


Sanità in pericolo di vita? Diamoci un taglio!

Dopo gli ultimi due casi di morte che avremo modo di leggere più avanti, la sanità siciliana è sotto osservazione da parte delle istituzioni e il ministro Lorenzin, accenna al commissariamento. Si parla di malasanità in senso lato, troppe le Regioni ormai sotto l’occhio del ciclone.

Si tratta di un virus che ha colpito la Sanità, o la Sanità è diventata un “Virus”? Forse è buona la seconda, poiché si è abbattuto sul nostro Paese, colpendo ogni giorno decine di italiani e provocandone la morte. Peggio dell’Ebola possiamo dire, bisogna combatterlo a tutti i costi.

E’ vero, i dati che si leggono nella relazione dalla Commissione parlamentare d’inchiesta, ci dicono che in 4 anni, in Italia si sono registrate 570 denunce e che, su 400 casi di morte, quasi la metà appartengono a Calabria (con 87 casi) e Sicilia (con 84 casi). Ma, vediamo in dettaglio cosa si intende per malasanità.

La maggioranza dei casi di decesso, sono da imputare alla scarsa considerazione del paziente da parte dei medici all’atto in cui si presentano al pronto soccorso e dall’inettezza di chi da dietro un vetro distribuisce bollini rossi, gialli, verdi e bianchi, come fossero quelli del supermercato. Si cari amici, perché è questo che accade e non solo in Sicilia o in Calabria, ma su tutto il Territorio Nazionale.

Due casi in 2 giorni. Certo, il caso di Nicole, la neonata di Catania strappata alla giovane coppia di genitori il 12 febbraio u.s., morta ancor prima del ricovero presso l’ospedale di Ragusa per insufficienza respiratoria , fa discutere e parecchio. Così come il caso di Daniel, di soli 24 mesi, morto a Trapani il 13 febbraio u.s., dopo una errata diagnosi. Nel primo caso, la neonata è deceduta per l’inefficienza dei medici, la mancanza di posti presso i nosocomi catanesi ed eccesso di perdita di tempo. Nel secondo caso, Daniel è morto per essere stato rimandato a casa dal pronto soccorso, con una cura di tachipirina, dicendo ai genitori che si trattava di un virus influenzale; diagnosi completamente errata, poiché, dopo la sua morte, si è presunto sin da subito che si trattava di meningite.

Già così, possiamo evincere che per malasanità si intende quella mancanza da parte del medico, di eseguire una idonea diagnosi del problema sul paziente, nonché una mancanza di mezzi e una insana organizzazione e collaborazione tra istituti clinici ospedalieri per eventi urgenti.

Ora però, diamo un’occhiata a quelle che potrebbero essere le cause.

Nel 2011,  i costi della Regione Sicilia sulla sanità sono stati pari a 1.755 euro per abitante. Lo so cari lettori, sono cifre che a prima vista fanno riflettere, ma la situazione della sanità pubblica siciliana in quanto a spesa, al contrario di quanto ci raccontano, è terz’ultima dopo Campania e Veneto, tutte le restanti Regioni italiane spendo molto di più e lo si evince dalla tabella sottostante.

(Dati Istat – Noi Italia)

Facendo il quadro della situazione a livello europeo, non va meglio. Nel 2012 la spesa sanitaria pubblica in Italia (dato provvisorio) è stata di circa 111 miliardi di euro, pari a 1.867 euro per abitante, ponendoci sotto la Finlandia, peggio di noi, Spagna, Portogallo ecc.., lo vediamo dal grafico sottostante.

Questi invece, i dati Istat dei tagli che i governi succedutisi hanno prodotto sulla spesa sanitaria nazionale, dal 2010 ad oggi.

Oltre ai tagli governativi, che hanno ridotto di almeno il 30/40% l’efficienza dei servizi, mezzi e strutture della sanità pubblica, un altro 30% l’Italia lo perde nella professionalità.

Prendendo sempre come capro espiatorio la Sicilia, secondo quanto dichiarato dal Presidente Regionale dei Medici Siciliani, Dott. Amato Toti, i medici, quelli con la M maiuscola, coloro che vengono definiti “i cervelli”, che varcano lo Stretto per esercitare in altre regioni italiane, ma per lo più si recano all’estero, sono oltre il 20%. Ovvero, solo dall’Isola, il 20% dei laureati Doc in medicina (che sono circa 700/800 all’anno), si trasferiscono altrove. Tutto questo, dopo aver subito un costo per l’istruzione universitaria di circa 80 mila euro, pro-capite”. Le emigrazioni di “cervelli”, non riguardano solamente la Regione Sicilia presa ad esempio in questo articolo, purtroppo, riguardano l’intera Nazione.

Perché, vi chiederete, questi dotti dottori fanno di tutto per lasciare la nostra bene amata Penisola?.  La risposta è inequivocabile, in Italia, specialmente nel settore pubblico, purtroppo vige la corruzione, collusione, parentela, clientela e raccomandazione, notate la rima, la somiglianza di queste parole; nessuna però assomiglia o fa rima con merito, o meritocrazia, questa parola stona tra le altre appena citate, e in Italia, è stata messa al bando.

Detto questo cari amici, nessuna giustificazione per quanto è accaduto alla neonata di Catania e al bimbo di Trapani, come anche per altri casi e in altre Regioni peninsulari, chi sbaglia è giusto che paghi. Ma era giusto sfatare quel “luogo comune” riguardo le spese della Regione Sicilia dedicate alla sanità, e che, le istituzioni governative a livello nazionale e locale, siano esenti da ogni responsabilità.

Roberto Turi@robylfalco

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Pubblicato da Roby

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