“L’indennità non mi è stata accreditata ed era già stata tolta a mia figlia. Non mi soffermo sui soldi, ma sull’aspetto umano e il senso di abbandono. Dicono che non mi spetta perché al momento mi trovo a Palermo, sono qui per i problemi di salute di mia figlia”.
“Se tornassi indietro lo rifarei, ma il comportamento dello Statonon è proporzionato a tutto ciò che ho vissuto. Alle mie paure, a quelle dei miei figli, alla sofferenza”. Il mancato ricevimento della somma prevista per i testimoni di giustizia è stato scoperto dalla Grasso pochi giorni fa: “Avevano già tolto quello per mi figlia, tornata a Palermo a dicembre scorso, ma non mi aspettavo che sarei stata abbandonata anch’io”. Valeria Grasso, che grazie alle sue denunce fece arrestare alcuni componenti del clan dei Madonia – compresa Angela Di Trapani – racconta infatti che la sua figlia diciannovenne ha dovuto lasciare da sette mesi la casa della località in cui si trovavano.
“Stava male, anche se non lo dava a vedere. I medici – spiega – hanno consigliato il ritorno a casa, con la nonna e i suoi amici. Una volta tornata a Palermo però, mia figlia è peggiorata: era depressa, ha cominciato a prendere psicofarmaci, non riusciva a tirarsi su. Fino al ricovero di dodici giorni presso l’ospedale di Cefalù, durante il quale l’ho assistita abbandonando la località segreta. Gli altri miei figli sono rimasti lì insieme al mio compagno”. Quello che sarebbe venuto fuori, col tempo, è stato un profondo disagio della diciannovenne nei confronti della nuova località, della nuova casa, di una vita praticamente stravolta.
“Ecco, probabilmente lo Stato non prende in considerazione tutto questo e le ripercussioni sulla mia famiglia. Adesso l’indennità mi si è stata tolta del tutto e senza alcun preavviso. Me ne sono accorta qualche giorno fa, chiamando il numero verde dal quale ricevo le comunicazioni. Il perché? Risiedo per il momento a Pelermo. Praticamente, a seconda del luogo in cui mi trovo, non dovrei riceverla. Eppure mi trovo in città per i problemi di salute di mia figlia, non per uno sfizio.
Tutto questo è preoccupante – aggiunge – e terribilmente pericoloso. Scoraggia chi vuole denunciare ed è un esempio palese di come lo Stato sia in grado di lasciare in balìa del nulla chi fa del proprio coraggio un motivo di vita. A me dei soldi non importa nulla – conlcude – è l’aspetto umano e la sensazione di un immenso abbandono che mi addolora”.