“Abolire l’IMU sulle prime case e non vendere patrimonio immobiliare è preoccupante. La pressione fiscale va spostata su patrimonio e consumi” – Il povero Saccomanni ha provato a spiegare l’abolizione IMU come “incentivo all’economia”, ma Rehn sa benissimo che è un gettone elettorale dato in pasto al Banana – “L’Italia è come la Ferrari: non basta la tradizione, serve innovazione”…
L’avvertimento arriva dal commissario agli Affari economici e monetari, Olli Rehn, oggi a Roma per un incontro con il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, e un’audizione in Parlamento.
“La recente decisione di abolire l’Imu sulle prime case per il 2013 ha suscitato e suscita preoccupazione”, ha detto Rehn intervenendo presso le commissioni Bilancio di Camera e Senato.
La Commissione “ha il dovere di chiedere correzioni” quando gli Stati membri dell’Unione europea prendono decisioni non coerenti con gli impegni assunti a Bruxelles.
“Il consiglio [dei Capi di Stato e di governo europei] ha raccomandato di spostare la pressione fiscale verso patrimonio e consumi. In questo quadro la decisione sull’Imu va nella direzione opposta rispetto alla raccomandazione del Consiglio. Tuttavia, se viene configurata bene, la nuova service tax potrebbe essere coerente con la raccomandazione del Consiglio”, ha detto il commissario.
Dal 2014 la Service tax dovrebbe sostituire l’Imu e assorbire la Tares, la tassa sui rifiuti e sui servizi urbani.
Il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, ha definito la manovra sull’Imu un intervento di natura congiunturale, cioè di sostegno all’ancora stagnante economia italiana.
Nell’aggiornamento al Piano nazionale per le riforme, che dovrebbe essere ufficializzato entro venerdì 20 settembre, il Tesoro ribadisce l’impegno a “trasferire il carico fiscale da lavoro e capitale a consumi, beni immobili e ambiente assicurando la neutralità di bilancio”.
La strada che l’Europa raccomanda all’Italia è la “svalutazione fiscale” e consiste nel rendere meno costosi i prezzi dei beni destinati all’esportazione.
Rehn ribadisce la convinzione che la Zona euro sia prossima ad agganciare la ripresa ma avverte che “sarebbe prematuro” dichiarare la fine della crisi.
È ad esempio “allarmante” che il rendimento dei titoli di Stato italiani abbia superato nei giorni scorsi – oggi è tornato ad essere inferiore – quello degli analoghi titoli spagnoli.
“Sia in Italia che in Europa dobbiamo avviare le riforme. Ci vuole una forte volontà ma non c’è margine di manovra. Un fattore fondamentale è la stabilità politica. Nel caso dell’Italia l’incertezza politica frena gli investimenti e la ripresa necessaria”.
“La Ferrari come l’Italia incarna una grande tradizione di stile e capacità. Però, per poter vincere, bisogna avere il motore più competitivo ed essere sempre pronti a cambiare, ad adeguarsi. Il motore della crescita in Italia non può andare a basso regime, il motore ha bisogno di un’urgente revisione e non si può perdere tempo ai pit stop. Spero che l’Italia rimanga fermamente in pista”.
Rehn dice di aver ricevuto da Saccomanni nuove rassicurazioni sull’impegno a mantenere il deficit sotto il 3% del Pil.
L’Italia è in linea con l’obiettivo di avere un saldo strutturale in pareggio nel 2014, “a condizione che gli impegni attuali vengano rispettati e che vengano concordate misure compensative laddove si creino buchi di bilancio”, ha detto il commissario europeo.
Altra priorità è la riduzione dell’elevato debito pubblico, che secondo le nuove previsioni del Tesoro dovrebbe superare il 132% del Pil nel 2014.
Rehn giudica “preoccupante” che il governo abbia disatteso l’impegno a fare dismissioni per un punto di Pil già da quest’anno. Subito dopo però aggiunge: “Detto questo, la Commissione ha una posizione di assoluta neutralità” sulle dismissioni. Un modo per dire che spetta all’Italia individuare la strada migliore per ridurre stabilmente il debito.