Indiani a Lecce: «Quei marò sono due assassini»

Dopo due anni c’è ancora qualcuno che fa l’indiano e rimanendo vigliaccamente nell’anonimato, offende l’onore e il decoro dei nostri fucilieri della Marina..

Indiani a Lecce: «Quei marò sono due assassini»

E’ accaduto a Lecce. Durante la ricorrenza dell’anniversario del rientro in India dei Leoni, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, nel composto dolore in connubio con l’amarezza della famiglia; qualche buontempone salentino ha osato un gesto sinistro e a Lecce sono stati affissi dei manifesti riportanti le seguenti frasi: «Ma quali eroi… Sono due assassini». Manifesto, che per motivi Onorevoli e di Rispetto, non pubblico nel mio blog, ma che nei social impazza vergognosamente.

Oltre ad essere vigliacchi e svergognati, reputo siano anche degli eccellenti ignoranti. Chi è informato sul caso, ha sempre presunto l’innocenza, rispetto alla certezza della colpevolezza, non possiamo sostituirci alla giustizia, ne indiana ne italiana.

“I due marò non sono eroi, ma assassini che si fanno scudo della protezione che la divisa offre loro. Custodi della società, dello sfruttamento che tutti ci soggioga, e di cui faremmo bene a disfarci al più presto sono solo alcune delle tante frasi che riporta il testo del manifesto. Sull’episodio sta indagando la Digos di Lecce, che tra le piste investigative, non esclude la possibilità che i manifesti provengano dall’area dell’estrema sinistra salentina.

Al contrario della pochezza di qualche pusillanime, la maggioranza degli italiani di destra e di sinistra, ha sempre desunto che: se da 23 mesi gli indiani detengono illegalmente i marò, nonostante le critiche e le censure di mezzo mondo, senza essere ancora oggi in grado di formalizzare alcuna imputazione nei loro confronti e quindi, senza poterli sottoporre al giudizio della Corte indiana, un motivo ci sarà.

La ragione ci ha portato a credere che, se la “inopinabile” magistratura indiana avesse delle prove inconfutabili per accusare, processare e condannare i due fucilieri della Marina italiana; lo avrebbero già fatto, senza se e senza ma. Ma sospettiamo con fondatezza, che gli indiani siano nell’impossibilità di imbastire una requisitoria basata su dati di fatto oggettivi ed elementi probatori inoppugnabili.

I nostri sospetti diventano certezze, quando proprio sui giornali indiani leggiamo delle incongruenze, di prove artefatte, altre che emergono e poi spariscono, della collusione e corruzione che vige negli investigatori di quel paese, e non possiamo trascendere il limite, altrimenti dovremmo ricordare anche quanto accaduto tra l’Italia e l’India attraverso le scandalose comande con Finmeccanica, ed altro ancora, in quel Paese.

Alcune verità che i reali fatti avvenuti, siano stati falsati, oltre alle testimonianze che potremmo o potrebbero ritenere di parte; le riscontriamo dalle testimonianze indiane, giungono proprio da quel Paese che è spaccato in due, pro-marò e a morte i marò. E’ dell’altro ieri la notizia indiana che fa crollare ulteriormente il castello di calunnie costruito a doc per incastrare i marò, pare che, uomini della Guardia Costiera locale avrebbero registrato una dinamica dei fatti diversa da quella che gli inquirenti vorrebbero usare contro i fucilieri Massimiliano e Salvatore.

La Guardia Costiera indiana, infatti, denuncia un’altra dinamica dell’accaduto, con orari e cronologia diversa da quella resa dalla polizia del Kerala e ripresa nella pseudo-istruttoria costruita a doc e sulla base della quale la NIA vorrebbe istruire un processo. Questa è l’ultima delle tante note giunte dall’India che, unite alle testimonianze e prove raccolte dai nostri investigatori, rischiano di trasformare questa inquisizione verso i marò, un implacabile j’accuse di risonanza internazionale contro politici, magistrati ed inquirenti indiani.

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@robylfalco

Pubblicato da Roby

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