Baby squillo, tra i clienti dipendenti del Vaticano

 
“Spuntano i primi insospettabili clienti”
Baby squillo, si allarga l’inchiesta.
Clienti anche dal Vaticano
 
 

Non solo le due minorenni già note. Sarebbero almeno quattro le ragazzine su cui si sta concentrando l’attenzione dei magistrati della Procura di Roma nell’inchiesta sul giro di prostituzione ai Parioli.

Non si ferma l’inchiesta sul giro di baby squillo romane. Anzi, sembra allargarsi a macchia d’olio. Soprattutto la lista di clienti, che  si allunga ogni giorno. Dai cellulari delle giovani vengono  fuori nomi su nomi, a volte  i più insospettabili. Ci sarebbero anche alcune persone che lavorerebbero in Vaticano.

“Noi vogliamo troppo! Per guadagnare tutti questi soldi o spacci o ti prostituisci”. Con queste parole la più giovane delle due minorenni che si prostituivano a Roma, che all’epoca aveva 14 anni, rispondeva lo scorso 18 ottobre alle domande del pm Cristiana Macchiusi, alla presenza di una psicologa. “Io voglio una possibilità economica mia: o vado a spaccià la droga o faccio questo”, diceva.

“Io penso di conoscere il motivo per cui sono qui oggi: è perché sono stata colta nel fatto ossia mi prostituivo a scopo economico, fin dal luglio 2013”, dice al pm la ragazza, che aveva ancora 14 anni e ne ha da poco compiuti 15. Nel “verbale di assunzione di informazioni” ricostruisce come sia “iniziato tutto”, insieme alla sua «amica del cuore» sedicenne, quando un giorno si sono collegate su un sito di incontri “per trovare lavoretti ed essere autonome”. Poi l’amica “ha cominciato subito a lavorare io l’ho fatto più tardi – racconta – perchè non me la sentivo, non mi sembrava una bella cosa. Ma dopo qualche mese ho imparato ed ho iniziato anche io. Io e lei siamo esigenti, vogliamo molte cose, vestiti, macchine benessere”.

Nella ricostruzione dei fatti della quattordicenne ci sono anche i problemi economici della madre, quelli di salute del fratello, l’assenza del padre (“io non ho mai sentito la sua mancanza”), e poi gli incontri con i clienti, procurati in alcuni casi “autonomamente” e in altri tramite un intermediario.  Riguardo al motivo che l’ha spinta su questa strada, la ragazza ripete: “Io volevo lavorare per comprarmi cose griffate volevo avere i miei soldi per comprare tutto ciò che mi piaceva”. E tua madre non sapeva nulla?, le viene chiesto. “Ogni tanto le davo dei soldi, quindi aiutavo anche la mia famiglia. Mamma pensava che spacciavo, non mi sentivo di dirle che mi prostituivo”.

La zia di una delle babysquillo: “Mia nipote vittima del disagio sociale  “Mia nipote è una ragazza straordinaria; mi ha detto che è arrabbiata perché la stanno dipingendo come una ragazza depravata, ma lei è una ragazza sola e vuota che si scriveva sulla pelle con dei tatuaggi quale fosse il suo dolore. Perchè i programmi non si sono scagliati contro questi uomini di 30, 40 e 50 anni che andavano con queste ragazzine, anche se consenzienti? Mia nipote è una vittima, come l’altra ragazza più grande, di un disagio sociale”. Queste le dichiarazioni rilasciate a “Matrix su Canale 5 dalla zia di una delle minorenni coinvolte nel caso delle baby squillo.

“Gli assistenti sociali hanno stimato mia sorella capace di accudire da sola due bambini cosi problematici, specialmente il piccolo – prosegue la donna – Noi abbiamo cercato di far capire agli assistenti sociali che mia sorella non stava bene, ma ci sentivamo rispondere che noi dovevamo limitarci a fare le zie”. E rivendica: “Tutti noi eravamo allarmati per la storia della cocaina tanto è vero che a, metà agosto, mia madre aveva preso la ragazza e l’aveva portata via da Roma”.

Parla la baby squillovideo dell’interrogatorio integrale della ragazza

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Pubblicato da Roby

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